正確修剪松樹
Fratello Albero torna a
intervistare il dott. Giovanni Morelli, arboricoltore e agronomo naturalista,
esperto di valutazione di stabilità degli alberi, tra i massimi esperti di
gestione di pini in Europa. Questa volta si parla della corretta potatura dei pini.
Abbiamo visto che i pini sono alberi molto complessi con
architetture e crescita totalmente diversi dagli altri alberi. Quali sono le
principali caratteristiche della chioma del pino domestico, ovvero il pino
italico più blasonato e usato nei nostri paesaggi?
Gli alberi sono architettonicamente riconducibili ad alcuni
schemi organizzativi detti “Modelli architetturali”, sorta di minimo comune
denominatore della forma arborea. Questi Modelli descrivono l’organizzazione
spaziale di ogni esemplare, con particolare riferimento ai rapporti gerarchici
tra le diverse ramificazioni. In effetti, gli alberi sono di norma costituiti
dal concorso di uno o più tronchi, ovvero ramificazioni gerarchicamente
dominanti, e di branche in senso stretto, cioè ramificazioni gerarchicamente
dominate. I Pini, dunque anche il Pino domestico, appartengono però al Modello
architetturale di Rauh, la cui caratteristica principale è di essere costituito
esclusivamente da tronchi; questa caratteristica, seguendo la naturale evoluzione
dell’architettura arborea nel tempo, conferisce a questa specie la sua
caratteristica ed affascinante configurazione spaziale.
Qual è la caratteristica della chioma del Pino d’Aleppo e del Pino
marittimo?
Anche questi Pini sono riconducibili al Modello architetturale
di Rauh di cui, insieme al Pino domestico, rappresentano altrettante variazioni
sul tema. Mentre il Pino domestico presenta di norma un possente tronco
principale – il fusto – su cui si innestano con ciclica regolarità i palchi di
tronchi secondari assurgenti, il Pino marittimo presenta a sua volta un fusto
chiaramente dominante, ma più discreto, dal quale si dipartono numerose
ramificazioni laterali, orizzontali e più o meno equivalenti. Il Pino d’Aleppo,
infine, forma un fusto robusto ma irregolare dal quale, assai precocemente, si
dipartono complessi rameali del tutto indipendenti che simulano altrettanti
giovani Pini. In pratica, dunque, mentre il domestico assume nel tempo la
caratteristica forma ad “ombrello”, il marittimo mantiene una sorta di forma
assai più contenuta ed assurgente e l’Aleppo finisce per sembrare un po’ …
scapigliato.
Spesso vediamo numerosi casi di capitozzatura di pini o di
eccessivo svuotamento delle chiome. Quali danni strutturali e vegetativi
vengono arrecati agli esemplari?
Come dicevo, dal punto di vista architetturale i Pini sono una
sorta di “collezione” di tronchi, cioè di assi dominanti. Una delle prime
regole della potatura è che i tronchi sono – o dovrebbero essere – strutture
rameali intangibili, pena lo sconvolgimento ormonale dell’albero che subisce
l’intervento. Per questo motivo, dunque, la capitozzatura dei Pini comporta
sempre conseguenze gravi e permanenti, sia a carico della porzione aerea che,
conseguentemente, dell’apparato radicale.
I Pini mediterranei, però, sono anche incapaci di produrre nuova
vegetazione da gemme dormienti o avventizie; per questo motivo, se sottoposti a
“svuotamento” della chioma queste specie non possono più surrogare la
vegetazione persa nella stessa posizione, come potrebbe fare ad esempio un
Tiglio. Se, da un lato, questo impone al Pino di rispondere alle potature con
uno spropositato allungamento delle ramificazioni superstiti, dall’altro lato,
quando nel corso della sua evoluzione individuale l’albero entrerà in una fisiologica
fase di autoriduzione della massa rameale, non troverà vegetazione interna alla
chioma sulla quale “ripiegare”. In pratica, dunque, con lo svuotamento delle
chiome condanniamo i Pini ad una precoce morte per … fame.
Spesso si sente dire che bisogna alleggerire i pini perché
potrebbero crollare con le nevicate, le piogge torrenziali o i forti venti.
Qual è l’intervento giusto da eseguire?
Come tutte le specie arboree, anche i Pini sono il sofisticato
ed efficiente risultato di un lento processo evolutivo di adattamento alle
condizioni ambientali, anche fisiche, del contesto naturale. Inoltre, come
individui, gli alberi sanno essere estremamente plastici, traendo insegnamento
dalle esperienze di vita e modificando il loro progetto originario per meglio
adattarsi alle contingenze. Per queste ragioni, almeno in assenza di specifiche
patologie o alterazioni architettoniche, l’albero integro e naturale
rappresenta sempre la migliore soluzione possibile, anche dal punto di vista
strutturale, tanto che ogni intervento, per quanto accorto, finisce per avere
sempre carattere peggiorativo.
Nel caso dei Pini, che interpretano molto “rigidamente” la loro
relazione con il mondo fisico che li circonda, ogni più piccola intromissione
può avere conseguenze assai gravi. In effetti, la presunta fragilità dei Pini
nei confronti di neve, pioggia o vento, di norma non riguarda esemplari
integri, ma antropizzati, cioè più o meno condizionati dalla mano dell’uomo.
Purtroppo, di fronte agli schianti o ai crolli di questi Pini “artificiali”, la
risposta non è mai “forse non avrei dovuto potare …” ma, piuttosto, “avrei
dovuto potare di più!”. Potenza dei luoghi comuni.
Quindi, per avere Pini sani e robusti (oltre che … belli), la
cosa migliore da fare è … fare il meno possibile e, se necessario, rivolgersi a
personale specializzato in grado di dettagliare ed eseguire solo ciò che è
effettivamente indispensabile in una logica di lungo periodo, l’unica logica
che gli alberi riconoscono.
Come si esegue la corretta potatura di un pino domestico?
Come quella degli altri alberi, cioè accompagnandoli nel loro
sviluppo, prevenendo la formazione di alterazioni architettoniche, eliminando
parti danneggiate o deperenti, anticipando la normale pulizia del fusto dalle
vecchie ramificazioni laterali ed, eventualmente, con parsimonia e senza
fretta, provvedere alla rimonda del secco. Ricordando sempre che la migliore
potatura è quella che lascia l’albero libero di autodeterminare la propria
forma. Infine, operando con la consapevolezza che, spesso, per i “rigidi” Pini
domestici, un solo errore può essere fatale: un Pino capitozzato o “svuotato”
non è quasi mai recuperabile.
Come si esegue la correttapotatura del Pino d’Aleppo e del Pino
marittimo?
Le regole generali sono sostanzialmente le stesse già delineate
per il Pino domestico, anche se devono essere declinate in funzione delle
caratteristiche delle diverse specie. Per il Pino marittimo, in pratica, quando
non vi siano alterazioni particolari, l’unico intervento ammissibile è
l’eliminazione delle parti morte. Per il Pino d’Aleppo, poi, le limitazioni
cesorie sarebbero ancora più restrittive. In effetti l’Aleppo, “progettato” per
crescere su rupi e strapiombi, presenta una sorta di iper-reattività alle
potature che, spesso, quando malamente eseguite portano alla completa
disorganizzazione delle chiome. Il paradosso un po’ macabro è che questa
risposta parossistica viene talvolta interpretata come dimostrazione di vitalità …
Parliamo di grandi pini in città. Spesso si vedono situazioni
estremamente difficili di convivenza tra i pini e il tessuto urbano in continua
espansione. Molti operatori del settore tendono a
potare drasticamente gli alberi. Cosa fare in questi casi?
Prima di tutto dobbiamo spogliarci dei luoghi comuni. I Pini
sono specie ruderali, non hanno bisogno di condizioni stazionali
particolarmente favorevoli per prosperare, dunque si adattano molto bene anche
ai contesti antropizzati. Se lasciati indisturbati sono alberi robusti e
stabili, perfettamente in grado di fronteggiare eventi meteorologici anche
violenti. Quindi, prima di decidere per una potatura, dobbiamo accertarci che
le conflittualità siano reali e non solo … percepite. Definita la motivazione
della potatura dobbiamo stabilire il “come”, il “quanto” e il “quando”,
ovviamente in una logica di scalarità e gradualità, perché con gli alberi non è
possibile avere tutto e subito. Infine, bisogna assicurarsi che la potatura sia
ragionevole, sopportabile e dignitosa per il Pino che la subisce. Se questi
ultimi requisiti non possono essere rispettati, o si accetta il disagio o si
abbatte l’albero. Le nostre città sono già piene di “compromessi arborei”
pronti ad occupare le cronache al primo refolo di vento!
Attenzione, però: il futuro sostenibile non sta nell’abbattere
più alberi, ma nella nostra capacità di accettare i piccoli disagi che ce ne
derivano; dovremmo educare alla convivenza …
Abbiamo
visto che la corretta gestione dei pini è una specializzazione molto
particolare che obbliga uno studio continuo e un costante aggiornamento
professionale.
Ci sono scuole in Italia che formano sulla corretta potatura dei
pini?
Ad oggi no. L’arboricoltura ornamentale ha fatto enormi
progressi e sono ormai definite le norme generali che qualificano la buona gestione
degli alberi. Si stenta tuttavia a comprendere che le diverse specie hanno
caratteristiche ed esigenze assai difformi. I Pini, in particolare, sono
vittime dell’assimilazione alle latifoglie, ma ciò che può risultare quasi
indifferente ad un Platano, può essere fatale ad un Pino domestico.
資料來源:
http://www.conalpa.it/la-corretta-potatura-dei-pini-intervista-a-giovanni-morelli-tra-i-massimi-esperti-di-pini-in-europa/
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