E' da un po' che non parlo di Pini domestici.

E' da un po' che non parlo di Pini domestici.



Poi, in una giornata come questa - una giornata passata tra questi splendidi alberi - mi imbatto in qualcosa che conosco bene, ma che, oggi come il primo giorno in cui lo vidi , mi riempie di ammirato stupore.


Quello della foto a sinistra è un giovane esemplare (Stadio 4/6 patologico) nato da seme, estratto dal terreno con il suo fittone (quasi) perfetto.


Il colletto (freccia bianca nella foto a destra, corrispondente all'area tratteggiata della foto a sinistra) altro non è che un pretesto anatomico, un punto di giunzione tra ciò che si trova fuori terra e ciò che, invece, nella terra è celato.

Il fittone del Pino domestico altro non è che il naturale prolungamento del tronco al di sotto del piano di campagna. Sarà così ("sarebbe stato" così, in questo caso ...) per tutta la vita dell'albero, tronco e fittone sarebbero diametralmente cresciuti all'unisono; perché, per un Pino, il fittone è per sempre: un legame morfofisiologico inscindibile!


Nella buona e nella cattiva sorte ...


Si, perché qui qualcosa è andato storto (per questo si può parlare di Stadio patologico). In seguito ad un trauma o a un disturbo non ricostruibile a posteriori, il fittone si è biforcato (freccia bianca in basso nella foto a sinistra). Ed ecco che, con sconcertante precisione, il tronco ha fatto altrettanto (freccia bianca in alto nella foto a sinistra).

Con gli ormoni non si scherza ...


Questo, però' era un Pino da seme, probabilmente avrebbe rimediato da solo.


Resta la meraviglia per la complessità, la precisione, la caparbia delicatezza di questi alberi così spesso avviliti dal luogo comune, seviziati dall'incomprensione, sacrificati alle paure.


E, ancora una volta, stupito, mi chiedo come non si possa essere grati al loro cospetto.


cite:

Giovanni Morelli

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