SPAZIO, TEMPO, RACCONTO …

SPAZIO, TEMPO, RACCONTO …




Lo spazio e il tempo degli alberi non sono quelli degli uomini.

Spazio …
Gli alberi sono esseri sedentari, per secoli (millenni?) radicati nello stesso posto. Sedentari, certo, ma non immobili: gli alberi, infatti, cambiano continuamente, adottando strategie morfogenetiche utili alla colonizzazione dello spazio che li circonda.
Si “muovono”, dunque, ma il loro movimento è fatto di … legno.

Tempo …
Il “movimento” degli alberi è lento e ponderato, riflessivo. Segue il ritmo delle stagioni, si misura in anni, quindi in decenni, poi in secoli, infine …
Infine, può non esserci una fine: il tempo degli alberi è circolare, non lineare.

Racconto …
Spazio e tempo, negli alberi, sono legati da una logica di prevedibile consequenzialità il cui risultato ultimo è la “forma” arborea.
La forma dell’albero è quindi prima di tutto un racconto.
Racconto della relazione dinamica di ogni esemplare con il contesto nel quale è inserito. Gli alberi, dunque, ci parlano attraverso la loro forma …

La morfofisiologia è la disciplina che ci permette di comprendere il linguaggio corporeo degli alberi: comprenderne il passato e prevederne il futuro grazie allo studio del loro presente.
Un po' come se anche dalla lettura di una sola delle pagine di un romanzo potessimo ricostruire l’intera narrazione …

Ma, per restare in tema, adesso lasciamo la “poesia”, per affrontare la … “prosa”.

La slide propone, a fianco del noto schema di suddivisione del percorso morfogenetico in Fasi (ulteriormente declinabili in Stadi), il confronto tra le fotografie di due esemplari di Robinia, scattate a 15 anni l’una dall’altra.
L’esemplare a sinistra nel 2005 si trovava allo alla fine della Fase di giovinezza (Stadio 6, che in questa specie interviene molto precocemente come conseguenza del Modello architetturale di riferimento).
Nel 2020 ritroviamo la Robinia all’esordio della Fase di Pienezza (Stadio 7, che in questa specie si protrae molto a lungo). I numeri indicano rispettivamente 2 branche (n°1 e 3) ed un tronco reiterato (n°2; le linee tratteggiate indicano la separazione tra chioma temporanea (costituita da branche in senso stretto, come appunto la n°1 e la n°3; quest’ultima ormai deperente) e la chioma permanente (costituita da tronchi in senso stretto, cioè reiterati totali, come appunto il n°2).

L’esemplare a destra nel 2005 era in transizione tra la Fase di pienezza e quella di maturità (Stadio 8, a sua volta temporalmente molto dilatato in questa specie).
Nel 2020 ritroviamo questo esemplare … proprio come nel 2005! Si osservano comunque alcune significative modifiche. La prima foto presenta un gruppo apicale pluri-reiterato in fase di incipiente autoriduzione (cerchio tratteggiato bianco), mentre il resto della chioma presenta tre diverse aree (A, B e C) distinguibili in base al vigore vegetativo, soddisfacente in basso, ma stentato in alto, dove si osservano processi autoriduttivi.
Nel 2020 in chioma rimangono solo due macro-regioni: una bassa (A) vigorosa e destinata a garantire il futuro dell’albero ed una superiore (B) assai più debole e destinata ad autoriduzione certa.

Se (per una buona e ponderata ragione, mi raccomando!) avessimo dovuto potare due alberi nel 2020, l’approccio cesorio sarebbe opposto.
La Robinia a sinistra potrebbe sopportare la rimozione integrale delle branche temporanee (n°1 e 3), mentre i tronchi permanenti (n°2) sarebbero intangibili.
La Robinia a destra, invece, potrebbe sopportare anche una pesante riduzione a carico della regione superiore (B), mentre quella inferiore (A) dovrebbe essere rigorosamente rispettata.


cite:

Giovanni Morelli


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