SI FA PRESTO A DIRE ABETE: VARIAZIONI SUL TEMA

 SI FA PRESTO A DIRE ABETE: VARIAZIONI SUL TEMA

(post lungo perché fuori piove a dirotto …)



Poche sono le regole che governano l’architettura arborea.


Il Modello architetturale (F. Hallé) per dettare le regole per la distribuzione spaziale dei diversi organi, sorta di schematico “minimo comune denominatore” della forma arborea.

Poi l’Unità architetturale (Y. Caraglio), punto di partenza specie-specifico di quel processo evolutivo individuale di occupazione dello spazio che, declinandosi in termini di Sequenza di sviluppo, rende conto del contributo della Reiterazione parziale, della Reiterazione totale e della mortalità programmata al compimento dell’architettura arborea.

Infine, le Fasi di sviluppo morfofisiologico (P. Raimbault) che, ponendo in relazione la “forma” dell’albero con la sua funzionalità (energetica, ormonale e meccanica), permettono di definire strategie plastiche ed obiettivi architetturali come successione logica e prevedibile di relazione tra l’esemplare arboreo ed il contesto spazio-temporale nel quale è inserito.


Fin qui, il “tema di fondo” …


La vita, però, è una questione complicata: il “successo” - la sopravvivenza, meglio - non dipende tanto dal pedissequo rispetto delle regole, quanto dalla capacità di … interpretarle!

Ecco allora che ciò che fa veramente la differenza, alla fine, sono le “variazioni sul tema”, concreta manifestazione dell’abilità di … improvvisare.

Per gli alberi, esseri sedentari ma non per questo immobili, le “variazioni” si chiamano modifiche adattative, modifiche correttive e modifiche riparative.

In fondo, dunque, la “forma” di un albero altro non è che un continuo, plastico virtuosismo di “variazioni sul tema”, espressione concreta della relazione tra forma e funzione.


Basta guardarci attorno …


Nella foto due Abeti rossi, probabilmente coetanei, radicati in pendio a pochi metri l’uno dall’atro.

Gli Abeti rossi sono riconducibili al Modello architetturale di Massart (disegno in alto a sinistra).

Essendo alberi fortemente unitari, la Sequenza di sviluppo prevede che per quasi tutta la loro vita l’architettura resti strettamente aderente all’Unità architetturale (disegno in basso a sinistra). In altre parole, la loro evoluzione morfologica prevede il ricorso quasi esclusivo alla sola Reiterazione parziale ed alla mortalità programmata; in condizioni fisiologiche, dunque, la Reiterazione totale interviene sono come espressione di senilità.

In termini morfofisiologici, quindi, possiamo concludere che la Fase di Infanzia (disegno in alto a destra), caratterizzata dall’obiettivo di crescita in altezza perseguito attraverso la strategia di “costruzione” del tronco, ne risulti estremamente dilatata. Per contro, la Fase di Maturità (disegno in basso a destra), caratterizzata dall’obiettivo di rinnovo della massa rameale (chioma), perseguito attraverso la strategia di mortalità centripeta e basipeta associata alla reiterazione totale (in questo caso ritardata), appare come un effimero passaggio che, di norma, prelude alla morte (o allo schianto) dell’esemplare.


Fin qui il “tema di fondo”, magistralmente (e un po’ noiosamente …) interpretato dall’Abete a sinistra nella foto, di fatto pedissequamente coincidente con l’Unità architetturale (ovale bianco tratteggiato nella foto), appena “sporcata” da quel tanto di Reiterazione parziale e di mortalità acropeta e centrifuga che rendono conto dell’equilibrio ormonale (si osservi il vigoroso apice principale in grado di esercitare piena “dominanza” su tutta la struttura dell’albero; freccia verde nella foto) ed energetico tra le diverse parti.

State osservando un Abete nella Fase di Infanzia …


Ciò che interessa davvero, però, sono le “variazioni sul tema” introdotte dall’Abete a destra nella foto. L’albero fu vittima di un parziale sradicamento, in seguito al quale il tronco principale venne a trovarsi in posizione quasi orizzontale. A causa del trauma l’apice principale, pur se “ginocchiato”, perse l’attitudine alla dominanza (freccia rossa nella foto) ed incominciò a deperire, mentre elementi rameali primitivamente laterali e dominati, si sono trovati nella condizione di reiterare totalmente (Reiterati totali traumatici; ovale bianco tratteggiato nella foto), raggiungendo così una piena autonomia ormonale.

State dunque osservando un Abete nella Fase di Maturità …

In questo caso, tuttavia, dovremmo per completezza parlare di condizione “patologica” (in senso lato …), raggiunta a partire dalla Fase di Infanzia (quella “incarnata” dall’Abete a sinistra), in seguito a modifiche correttive verificatesi in un contesto energetico elevato (dunque proprio della condizione giovanile), “saltando” le Fasi intermedie (Fase di Giovinezza e Fase di Pienezza).


Nessuno dei due Abeti è “sano”, nessuno dei due è “malato”, stanno solo applicando le regole di autodeterminazione della forma in modo diverso: stanno interpretando il mondo …


Compito dell’arboricoltore accorto è cogliere la ricchezza delle forme arboree, conoscerne le regole generali, comprenderne e giustificarne le eccezioni, prevederne l’evoluzione: valutare criticamente le modifiche indotte al “tema di fondo.

Compito dell’arboricoltore è cogliere la complessità, non “correggerla” ...


cite:
Giovanni Morelli

Share this:

CONVERSATION

0 意見:

張貼留言